giovedì 18 ottobre 2012

Si dice che non solamente Elena greca


            Con queste parole inizia un piccolo trattato sulla bellezza tratto da un libro la cui prima edizione risale al 1581, e che ha avuto numerose ristampe, a motivo della simpatia che lo ha accompagnato nei secoli.
            ... Fu a meraviglia bella nella faccia, ma in tutte le parti del corpo e che in lei sola si trovavano tutte quelle bellezze, che mettono i Scrittori, che vuol avere una bella donna, le quali notorò qui di sotto, acciocché le donne che si stimano belle, possano vedere se tutte si trovano in loro.
            Dico per tanto, come bellezza di donna vuol trenta cose, distinte a tre per tre.

Dante Gabriel Rossetti (1828-1882)
Elena di Troia
Tre Bianche : carne, denti, e faccia.       
Tre negre : occhi, cigli, e capelli.            
Tre rosse : labbra, guance, e unghie.    
Tre lunghe: persona, capelli, e mano.   
Tre corte: denti, orecchie. E piede.         
Tre larghe: petto, fianco, e fronte.           
Tre strette: bocca, natura e centura.       
Tre grosse : cosce, culo, e natura.          
Tre sottili : capelli, labra. e dita.               
Tre picciole: bocca, naso, e mammelle.

Vedi Giovanni Nevizzani nella sua Nuzziale al libro secondo, al numero 93 il quale dice che in Elena si trovavano tutte queste bellezze.
Siccome la beltà arreca grandissimo contento all'animo nostro, così parimente porta seco infinito travagli, e incomodi, e maggiormente quando che con bellezza non vi è congiunta onestà.
 Laonde Herminio Filosofo diceva che la bellezza d’una donna, negli estranei poneva desiderio, e ne i propri sospetto, ne i maggiori forza, ne i minori invidia, ne i parenti infamia, ed in se stessa pericolo.
Siccome i giovani cercano più tosto bella di faccia, che una onesta e virtuosa di costumi; così la donna maritata per bella, aspettasi in vecchiezza mala vita, seguendo per regola, che quello che è stato amato per bello è poi aborrito per brutto.
Chi si marita con bella donna, patisce di molti incomodi di superbia, e sciocchezza; perché rare volte avviene, che bellezza, superbia, e pazzia non abitano insieme, salvo sempre la bontà delle buone.
Bellezza in faccia è pazzia in capo della donna, sono dui tarli che rodono la vita del marito, e le sue facoltà.
O infelice marito di bella donna, che quando ei dorme, vanno i girandoloni intorno ad insidiare la sua casa, balestrando con gli occhi alle finestre scalano le mura, scrivendo motti, sonando cetere, vegliando alle porte guardando i cantoni, e trattano con ruffiane, se bene tutti tirano al bersaglio della donna, colgono nondimeno nel tavolazzo della fama del misero marito.

                                                                                  M. Tommaso Tomai da Ravenna
                                                                                         Fisico ed accademico.

Idea del Giardino del Mondo,
Pagg. 117 E segg., 
      III edizione
Napoli 1782, presso Giuseppe-Maria Severino Boezio

domenica 2 settembre 2012

La fucina infernale della Germania



Non è un libro politico che voglio scrivere, ma è impossibile comprendere Hitler e le forze tumultuose che l’hanno portato fino sulla cresta dell’onda tedesca, senza conoscere gli avvenimenti sanguinari, l’atmosfera pestilenziale, le forze oscure che hanno agitato per una quindicina di anni il Reich vinto e rovinato.
Arthur Moeller van den Bruck
23/04/1876 - 30/05/1925
Il passato era stato spazzato. Il presente era senza uscita, e l’avvenire senza speranza. Questa era in sintesi la nostra convinzione allorché poi prendemmo coscienza dell’impotenza tragica degli uomini che una così detta rivoluzione aveva portato al potere nel 1918.
L’imperatore era fuggito: al regime esecrabile di Guglielmo, le potenze vittoriose dell’Intesa avevano creduto bene di sostituirlo con un governo modello, più democratico del loro. Facciata illusoria, niente era cambiato in questo Reich caduco, dove solo una indicibile miseria trasformava gli uomini in bestie feroci.
Mi ricordo del mio vecchio camerata, l’indimenticabile Moller van den Bruck, il Jean-Jacques de della Rivoluzione Tedesca, (Si suicidò il giorno in cui capì che Hitler aveva tradito i suoi ideali) con il quale fondai subito dopo il trattato di Versailles “il Club di Giugno” per la ripresa della Germania. “Noi abbiamo perso la guerra, mi disse, ma vinceremo la Rivoluzione.”
Povera illusione, il vaneggiamento di rinnovare un popolo che governato da vecchi burocrati e da piccoli borghesi pusillanimi?
Se un caricaturista maligno avesse voluto donare alla Germania l’immagine più mummificata e più meschina, non avrebbe potuto per me scegliere che questi tipi di funzionari tali nel morale che nel fisico come Scheidemann,  Severing e Ebert, o quei borghesi matricolati che per intenderci sono Erzberg, Fehrenbach e Wirth.
Un governo di mediocri, di deboli, senza idee, senza fede, senza conoscenza politica, si installarono su un cumulo di rovine. Somigliavano più ad un curatore fallimentare che ad uno stato sociale.

Philipp Scheidemann
25/07/1875 - 29/11/1939
Friedrich Ebert
04/02/1871 - 28/02/1925
Carl Severing
01/06/1875 - 23/07/1952
Ebert, l’uomo del “giusto mezzo”, era divenuto presidente di questa repubblica in modo assolutamente illegale. Quelli che avevano elaborato la nuova costituzione si dannavano della loro opera prima ancora del popolo tedesco.
Non si osa neppure procedere per votazioni! Che importanza ha del resto, lo stato è una repubblica soltanto di nome, non ha dei repubblicani.
Le parole di Ebert furono per me la rivelazione di quello che doveva avvenire, vale la pena di citarle: “Vedo la rivoluzione , dichiara un giorno, come vedo il peccato.” Ero giovane e ancora pieno di entusiasmo, non conoscevo il compromesso. “E va bene, dissi con indignazione a Moller Van den Bruck, profondamente deluso come me, lui vede la rivoluzione come il peccato. Un Danton  ebbe il peccato?” si trattava bene di Danton.  Oggi sorrido per aver comparato il timoroso Ebert, agli eroi della Rivoluzione francese.
Infine , per ritornare a questa Germania rovinata, dove avevano raschiato, o più  semplicemente velato la parola “Reale” iscritta sul frontone di tutti gli edifici pubblici, regnava il disordine interiore si associava all’immutabile routine dei servizi ministeriali. L’Intesa aveva  con facilità ottenuto la soppressione del militarismo e dell’influenza dei generali, i funzionari erano restati, La Repubblica di Weimar aveva riconosciuto “i loro diritti ben fondati” e il loro stato inamovibile.
I consiglieri segreti tiranneggiavano i ministeri, effimeri, un ordine non era eseguito se non era utile alla burocrazia.
Quando feci il mio dottorato in diritto, entrai nel ministero dell’Alimentazione e dell’Agricoltura.
Andreas Hermes
16/07/1878 04/01/1964



Un nuovo ministro fu nominato subito dopo, Hermes, che voleva installare presso di se la sua segretaria privata. Egli espose il suo desiderio al consigliere segreto del ministero che dichiara che non c’è posto vacante per il momento. “Potrebbe cambiare la cosa, aggiunse, se farete votare un budget speciale che noi sottometteremo al parlamento. Conto su di voi, signor Ministro, per giustificare questa domanda davanti ai Parlamentari.”
Va da se che il povero Hermes non ebbe mai la sua segretaria, e che le sue lettere più confidenziali, copiate in doppio esemplare, furono sottomesse  a censura dal consigliere segreto ed inamovibile.
Durante questo tempo che faceva il paese? Come in un alambicco immenso, nel quale bollivano  elisir pericolosi, la Germania era in piena effervescenza. Lo straniero, poco desideroso di conoscere il vero volto del nostro paese, constatava che impuri vapori montavano da questa cucina infernale, ma non se ne inquietava.  Non si accorgeva che dagli scontri delle passioni, dagli eccessi di disgrazie poteva sorgere una mostruosa reazione che portava in essa il germe di un prussianesimo esasperato e di una nuova guerra.
Hitler e gli oscuri accoliti che lo porteranno al potere sono i prodotti di questo alambicco maledetto.
Sì, la Germania aveva perduto la guerra, ma non era tutto: il popolo moriva di fame. In tutta l’Europa, il rendimento delle terre era in regressione, e il blocco aveva letteralmente strangolato gli imperi dell’Europa Centrale. Centoventi miliardi di marchi tedeschi erano stati investiti nelle azioni di guerra. La classe media era proletarizzata, le piccole rendite espropriate.  Non credo che nel 1922 ci fosse più del 3% che possedeva una fortuna maggiore di 5.000 marchi.
Le compagnie di assicurazione avevano cessato tutti i pagamenti; quelli che, una vita intera, avevano risparmiato poco a poco la modesta somma destinata a proteggere i loro giorni da vecchi, languivano in una miseria totale. Agli invalidi di guerra non venivano corrisposte le loro indennità. E questo stato di cose non era ancora, come si potrebbe credere. Il risultato del trattato di Versailles, ma bensì il risultato immediato della guerra la quale aveva annientato le possibilità economiche del paese.
Sul  presente gravava il problema della smobilitazione totale. I militari senza impiego dovevano a più riprese rivoltarsi, preparare dei colpi di stato come quello di Kapp per sfuggire all’annientamento completo del loro mondo e più ancora per sfuggire ad una esistenza di fame e ad un avvenire quanto mai compromesso.
In Finlandia nel 1916
Rüdiger von der Goltz
08/12/1865 - 04/11/1946
Kurt Eisner
14/05/1867 - 21/02/1919
Franz von Epp
16/10/1868 - 31/12/1946
Rientrarono dal fronte. Un milione e 500.000 uomini furono ritirati dalla Polonia occupata, 300.000 ufficiali, senza impiego, da 700.000 a 800.000 sottufficiali trascorrevano a Berlino e nelle altre grandi città di Germania  una esistenza priva di senso. Gli eroi dei combattimenti del Baltico, dove la Germania aveva difeso la Finlandia dai Russi, rientrarono sotto la guida di von der Goltz, del capitano Stenes e del luogotenente Rossbach. Se ci sono ancora oggi degli uomini così ingenui da credere alla buona fede di Adolf Hitler, almeno per quanto riguarda gli ideali del popolo tedesco, se considerano i sacrifici dei soldati tedeschi  in questa lotta e se hanno considerato l’atteggiamento attuale del “fuhler” nel conflitto russo-finlandese. Mai del resto Hitler prese parte attiva alla battaglie spontanee che hanno combattuto i tedeschi dopo la guerra, per la loro esistenza ed il loro onore. Non ha militato nelle truppe del generale von Epp che rovesciarono nel 1919 la dittatura rossa di Kurt Eisner, non fu nel numero degli uomini di von der Goltz. Quando si combatterono le sanguinose battaglie dell’Alta-Slesia, dove i corpi franchi tedeschi difesero la frontiera tedesca contro le truppe polacche, Hitler , riceveva a Monaco i franchi-tiratori d’Austria per sconsigliarli di partecipare a questa lotta a mano armata. Non poteva ne trattenerli, ne convincerli, ma rimase a casa sa, meditando nell’ombra e nel segreto” il piano infernale che doveva portarlo al potere, al prezzo di tutti gli intrighi e di tutti i tradimenti.
Rudolf Hilferding
10/08/1877 - 11/02/1941
Contro la mummificazione del regime di allora, contro la facciata ipocrita della democrazia dei burocrati, gli elementi  ristagnano senza la capacità di reagire. Al primo congresso dei Soviets degli operai e dei soldati, composto da social-democrazia, dei social-democratici indipendenti di Germania (La U.S.P.D, da cui dovevano nascere i comunisti) e dalla frazione di soldati. Helferding, un sedicente democratico di sinistra, chiamato più tardi a diventare ministro, pronuncia un discorso ridicolo dopo il quale tutte le decisioni furono rimandate alla calende greche.
Fu allora, come noi lo richiedemmo anche più tardi, nel corso del putsch di Kapp, rivendicata la socializzazione delle miniere e delle grandi industrie.
“questa esigenza, disse il ministro, fa onore ai vostri sentimenti rivoluzionari: ma la politica non può essere determinata dai sentimenti”
Durante quattro ore, seguenti oratori spiegarono ai presenti che lo stato attuale della scienza rendeva impraticabile una socializzazione pura e semplice e propose alla fine del discorso di convocare una commissione speciale per esaminare il problema.  Fiduciosamente, lavoratori, soldati e vecchi ufficiali accettarono. La commissione si riunì regolarmente durante i mesi, di riunì regolarmente durante gli anni, non ha mai prodotto lo straccio di un rapporto, nessun lavoro concreto fu portato a termine. Ella morì come era nata , e il problema sollevato non trovò soluzione.
I profittatori giudei fecero allora la loro comparsa, aguzzando presso di noi  un antisemitismo sempre latente nell’anima del popolo tedesco.
Julius Barmat
I mercanti, approfittarono della fame e della svalutazione progressiva del marco, acquistavano delle merci all’estero e le vendevano in Germania a dei prezzi esorbitanti. La Reichsbank fu sfruttata da loro: abilmente si insinuarono nei ranghi del governo,  si legarono con tali alti funzionari, posero le loro radici fino negli uffici dei ministri, compromisero quelli che avrebbero dovuto rappresentare l’autorità e difendere la classe povera della quale loro abusavano. Gli scandali che scoppiarono intorno a giudei  galiziani come Kutisker, Barmat e Sklarek fecero tremare l’edificio precario delle finanze tedesche e sollevarono una ondata di indignazione. Del resto le attività poste in essere dai fratelli Barmat, espulsi dal Reich, su seguito da una simile azione spudorata in Olanda dove un altro scandalo a proposito delle loro manovre criminali è scoppiato l’anno scorso. I tre fratelli Sklarek invece raggiunsero la Cecoslovacchia e continuarono i loro sporchi affari.
La grande industria tedesca proseguì l’opera che i mercanti israeliti avevano cominciato.
Leo sklarek al processo, 5 marzo 1931
Stinnes, re dell’industria pesante, che aveva debuttato nel trasporto del carbone, fece una fortuna colossale,
rilevando tutte le imprese concorrenti,  portò alla rovina tutte le medie imprese. Ci entrammo nella piena inflazione. Tutti i mesi, tutte le settimane, tutti i giorni e tutte le ore il marco si svalutava.
I nostri salari venivano pagati quotidianamente e riaggiustati con pena. Gli acquisti si facevano sull’ora, poiché l’oggetto coinvolto la mattina, la sera stessa poteva avere il doppio, il triplo , il quintuplo del suo prezzo. Gli stranieri venivano in massa ad acquistare con dollari, sterline o franchi, oggetti d’arte o di prima necessità che la gente del paese non poteva permettersi. La xenofobia grandeggiava di fronte a questo immorale spettacolo. Per appunto il dollaro fu valutato quattro trilioni e duecento milioni di marchi, in cifre 4.200.000.000.000. i francobolli postali emessi per una semplice lettera, portavano la cifra di 12.000.000.000 marchi, vale a dire dodici miliardi.
La tragedia non può essere pienamente compresa senza realizzare che un miliardo equivaleva a  mille milioni e un trilione a mille  miliardi.
Hugo Stinnes
Tra il popolo la collera cresceva, la strada risuonava di rumori di manifestazioni tempestose, dove si esprimeva l’odio. Sui visi di ognuno si leggeva quel patetico dissapore che conduce agli atti irriflessivi ed irreparabili. Bisogna considerare il pericolo di una rivoluzione, affermava il governo impotente. Ma ricchi dei vecchi pregiudizi guglielmeschi, non vedevano la possibilità di una sollevazione sanguinosa, di colpi di stato pericolosi  che da parte della sinistra.
Matthias Erzberger
20/09/1875 - 21/08/1921
Il segnale di un terrore latente era stato dato nel 1920, dalla morte del ministro delle finanze Erzberger, che due ufficiali di marina, il luogotenente e sotto-tenente Schultz e Tillessen, della brigata di Erhardt, avevano assassinato. La distruzione della marina tedesca fu più profonda di quella dell’armata. Questi ultimi erano stati smobilitati progressivamente, alcuni dei nostri vecchi ufficiali avevano trovato spazio come agenti di intermediazione, nelle società di assicurazione, nelle banche o nelle industrie. Gli ufficiali di marina invece, rimasero tutti disoccupati, la loro esistenza era pienamente alla deriva. La flotta da guerra era andata distrutta e la flotta mercantile ridotta al 10% della sua consistenza anteguerra.
Erhardt, che era fuggito in Svezia dopo il putch mancato di Kapp, fu il capo di una cospirazione anti-governativa, la O.C.(Organizzazione consolare). I due assassini avevano obbedito ai suoi ordini, ma benchè il colpo fu ordito dalla destra, la Repubblica di Weimar, rimane cieca.
Herman Ehrhardt
23/11/1881 - 27/09/1971
In seguito assassini e colpi di mano dovevano arrivare alternativamente dalla destra e dalla sinistra.
Nel 1921 fu tentato l’attentato contro Scheidemann, il leader del socual-democratici e vecchio cancelliere del Reich. Il colpo era stato ugualmente organizzato dai complici del sottotetente-capitano Erhardt.
Una infame campagna di calunnie si levò contro Ebert, l’uomo del giusto mezzo,  che pur facendo del suo meglio, non accontentò nessuno.
Walther Rathenau
29/09/1867 - 24/06/1922
I reazionari della destra assassinarono, nel 1922, Walter Rathenau, il grande industriale israelita, ministro degli affari esteri e autore del trattato di Rapallo, siglato con la Russia.
Il primo sollevamento popolare ebbe luogo nel 1919 a Berlino, organizzato dai comunisti. Lo stesso anno, von Epp cancellò i comunisti di Monaco. Il putch di Kapp avvenne nel 1920, sostenuto dal partito militare ella destra, e terminò con i sanguinosi combattimenti nella Ruhr.
Nel 1921, si segnalano i sollevamenti della Germania centrale a Halle, Mersburgo e Magdeburgo.
Max Hoelz
10/10/1889 - 15/09/1933
Lo stesso anno, i comunisti insorsero ad Amburgo, e nel 1922, Hoelz, un amico dei Soviets, tento anche lui un colpo di stato. Dovette fuggire in Russia e fu in seguito giustiziato da Stalin, come tutti quelli che avevano servito lo Zar Rosso.
Dal ribollire degli interessi, e delle aspirazioni sotterranee di una Germania ignorata dai dirigenti, e dalle grandi potenze europee, sorsero due indirizzi politici, quelli dell’estrema sinistra e quelli dell’estrema destra. Tra i due gli elementi moderati finirono per dominare. Ma mentre l’Europa occidentale riposava sulla sua vittoria, la Russia, all’opposto non perdeva mai di vista gli alti e bassi della politica tedesca. Zinovieff, il capo del Komintern russo, anche lui in seguito fatto assassinare da Stalin, ottenne di figurare come principale referente al congresso del Partito socialista di Halle. Ero ancora studente allora, e costretto a guadagnarmi da vivere, mi ritrovai al congresso in qualità di corrispondente di un giornale Olandese e di un periodico svizzero. Raramente mi è capitato di incontrare un  personaggio così dotato, così eloquente come Zinovieff. In un discorso della durata di sette ore, riuscì a scindere il partito socialista e a traslare le tendenze dei suoi aderenti verso l’ideale comunista. La maggior parte degli U.S.P.D. divenne in seguito K.P.D., vale a di e membri del partito comunista di Germania, e questi furono i K.P.D. che diressero per l’appunto il movimento dell’estrema sinistra.
23/11/1883 - 25/08/1936

L’ala destra si componeva degli “Stahheim” (caschi d’acciaio), diretti da Seldte e da Dusterberg e dal partito operaio nazional socialista N.S.D.A.P. il cui capo era Hitler. Il radicalismo della destra non progredì che più tardi, sotto l’influenza forte di mio fratello Gregor e la mia.
Albert Leo Schlageter
12/08/1894 - 26/05/1923
Mai il vecchi proverbio francese “gli estremi si toccano” fu più vero che in Germania del dopo guerra. Dei buoni elementi della destra e della sinistra si ebbe una sintesi ideale. I tentativi di avvicinamento non mancarono. Ma furono vani e deludenti; l’ultimo tentativo avvenuto sotto gli auspici di Adolf Hitler sortì lo stesso risultato degli altri. Di questo primo avvicinamento di Hilter alla III internazionale, ho conservato un ricordo preciso. Questo accadde poco dopo l’esecuzione di Sclageter nella Ruhr. Il deputato nazionale, conte de Reventlow, che sarebbe divenuto in seguito un perfetto adepto di Hitler, dirigeva un giornale della destra; La Reichwacht (il guardiano del Reich); Radek, capo della III internazionale fece stampare un foglio: Rote Fahne (Il Drappo Rosso).  Vicini tra loro nel sostenere N.S.D.A.P. questi due uomini di talento decisero un scambio di collaborazione, e i lettori stupefatti poterono vedere nel Guardiano del Reich un articolo firmato da Radak alla lode di Schlageter, “Pellegrino verso il nulla”. Molto inchiostro è colato sulla figura di Schlangeter; la Germania attuale ha fatto di lui uno dei suoi eroi nazionali! Per le persone obbiettive che hanno conosciuto questo giovane, era posseduto dal  desiderio di agire e da una febbre folle di indipendenza, il caso è più complesso. Che sarebbe diventato Schlangeter, l’illuminato, il franco tiratore, l’eterno rivoltoso, il nemico feroce del collettivismo e della disciplina, sotto il regime di Hitler?
Non si sarebbe rivoltato contro la tirannide? Il “Pellegrino verso il nulla” che , come un sonnambulo marcia verso la morte, no si sarebbe risvegliato per difendere il paese che amava contro le più infami violenze? Il 30 giugno non si sarebbe nascosto.
La cultura tedesca, la morale, la letteratura. Il teatro e il cinema si sarebbero interessati di questo periodo pericoloso e disordinato, dove la morale cadde , nell’oblio, di miseria, di sensazioni violente e di piaceri eccentrici.
I club della notte sorgevano come gli champignons dopo la pioggia; le danzatrici nude si esibivano agli apprezzamenti di un pubblico ubriaco di vino e di lubricità. E’ l’epoca del sadismo morbido, dell’amore in una bara, del masochismo più crudele, dei maniaci di tutti i generi; fu l’età d’oro degli omosessuali, degli astrologhi, dei sonnambuli.
C’è ancora qualcuno che non ha dimenticato i clamorosi processi del mostro Kurten e del vampiro di Dusseldorf, Haarmann.
Erik Jan Hanussen
02/06/1889 - 25/03/1933
Wolf Heinrich von Helldorf
14/10/1886 - 20/07/1944
Uno dei personaggi più curiosi del dopoguerra fu certamente Hanussen, il profeta per eccellenza, il Cagliostro di quell’altro medium che si chiama Adolf Hitler. Si pensa comunemente che Hitler si sbarazzò del suo mago, divenuto scomodo, come fece di tanti altri dei suoi amici. Questo non è quello che veramente accadde. Hanussen, era israelita, e pensava che un giorno o l’altro il razzismo di Hitler avrebbe pregiudicato il suo avvenire. Pensò di conciliarsi le buone grazie del conte Helldorf, un invertito, sempre a corto di denaro. Gli prestò delle forti somme e ricevette in cambio delle tratte che portava nel portafogli. Ma Helldorf non intendeva affatto rimborsare il suo scomodo creditore. Divenuto prefetto di polizia all’avvento di Hitler, fece assassinare il mago, che aveva tutto previsto tranne la sua morte. Le tratte di Helldorf non furono mai ritrovate.
Oswald Spengler
26/05/1880 - 08/05/1936
Dal caos sorse un arte drammatica, morbida e realista: il romanticismo dell’epoca era quello di de “fiori d’asfalto”: la prostituzione. Noi vedemmo sullo schermo la prima del film di Greta Garbo, “La strada senza gioia” tratto dal romanzo di Bettauer, un Austriaco assassinato da dei lettori irritati una sera nelle strade di Vienna. Al teatro applaudimmp”Padricidio” di Bronnen; “A noi la vita”, di Toller; “Castrato”, pezzo simbolico,  rappresentante la vita di certi uomini privati della loro virilità, era in realtà una parodia di tutto il Reich. Conoscemmo l’Opera da quattro soldi”, “Mahagonni” e la musica di Kurt Weill. E nel frattempo che la rivoluzione di sinistra si installasse sulle panche, la letteratura produsse delle opere politiche e filosofiche di uomini della destra , inconsapevoli pionieri di Hitler. Sarà impossibile ad uno storico dei tempi futuri comprendere e spiegare il terzo Reich attuale senza avere letto la “Scomparsa dell’occidente, prussianesimo e socialismo “ di Spengler, “Un popolo senza spazio” di Grimm, “L’eredità del diseredato” e altri scritti dello stesso spirito. Per me i più interessanti, che mi preme ancora di citare è “La rivoluzione della destra”, e il “Terzo Reich” del mio amico Moller van den Bruck, il puro dei puri tra di noi.
Spengler, che deificava il prussianesimo, ebbe con lui una discussione memorabile nel corso di una riunione del “Club di Giugno” dove avevamo riunito questi due grandi spiriti dell’epoca. Per il  primo una sola cosa contava, mettere il socialismo al servizio del prussianesimo. Queste sono le idee che sposa Hitler. Moller van den Bruck, riassumeva le sue in questa frase “Noi fummo dei Germani, siamo dei Tedeschi, saremo degli Europei.” Hitler non l’ha mai compreso.
Nel 1929 ancora, Adolf Hitler si riferendosi al “Terzo Reich” del mio amico diceva volentieri:
- Il primo Reich, fu quello di Bismarck, il secondo Reich, quello della Repubblica di Versailles, il terzo Reich sarà il mio!
- No, rispondevo qualche volte che lo sentivo pronunciare queste mostruosità, Moller van den Bruck ha detto : Il primo Reich fu il Santo-Impero cristiano e federalista di Carlo Magno. Il secondo reich fu quello creato da Guglielmo e Bismarck. Il terzo dovrà essere nuovamente federalista, cristiano ed europeo.

lunedì 27 agosto 2012

Hitler ed Io (Primo capitolo)


OTTO STRASSER


 

 

HITLER ED IO


































EDIZIONI BERNARD GRASSET
Via dei santi Padri, 61
Parigi

Sono state riservate da questa opera quindici esemplari fuori commercio destinati al Madagascar, numerati MADAGASCAR I a XV









Tradotto dal francese nel 2012
Da
De Crescenzo Stefano
































Tutti i diritti di traduzione, di riproduzione e d’adattamento riservati per tutti i paesi, compreso la Russia
Copyright by Editions Bernard Grasset. 1940





Capitolo I

Il mio primo incontro
Con Hitler



Gregor Strasser
31/05/1892 - 30/06/1934
-          Vedi di venire a colazione da noi domani, ti farò conoscere il generale Ludendorff e Adolf Hitler   Ascolta, insito affinché tu vieni, è molto importante.
Otto Strasser
10/09/1897 - 27/08/1974
Questa telefonata di mio fratello Gregor mi arrivò a Deggendorf in Baviera dove passai le mie vacanze presso i miei genitori, nell’ottobre del 1920. Gregor aveva percepito la mia esitazione, conosceva le mie riserve nei confronti di Hitler e della sua propaganda,  tuttavia ebbe ragione della mia resistenza.
Accettai un invito che doveva decidere dell’orientamento di tutta la mia vita,
Qual è il giovane officiale tedesco che messo di fronte alla prospettiva di conoscere Ludendorff non è tentato? Qual è il giovane  che,  nello smarrimento in cui versava il mio paese , non aveva avuto la minima curiosità di conoscere il personaggio di Hitler, attorno al quale si aggregava la gioventù, avida di creare un avvenire nuovo?
Per di più che l’appello di mio fratello arrivò in quell’istante cruciale della mia esistenza dove, dopo aver lasciato i partito socialista, cercavo la mia via.
Sei mesi prima era esploso a Berlino il famoso Putsch di Kapp durante il quale avevo con velleità difeso la Repubblica di Weimar. Capo delle tre centurie  dei sobborghi di Berlino, avevo combattuto contro le brigate del  luogotenente-capitano Erhardt e il regimento del generale Luttwitz che voleva conquistare il potere ed instaurare un governo reazionario. Militarmente, le nostre forze, che si chiamavano “i rossi” in contrapposizione al “bianchi” reazionari, erano state battute. Erhardt era entrato da conquistatore a Berlino attraversando la porta di Brandeburgo, ed aveva la capitale ai suoi piedi, e si era rivolto a Kapp,
Wolfgang Kapp
24/07/1858 - 12/07/1922
Hermann Erhardt
29/11/1881 - 27/09/1971
Walther von Luttwitz
02/02/1859 - 20/09/1942
capo civile dell’insurrezione, vecchio governatore della Prussia orientale: ”Io vi ho messo il piede nella staffa,  gli aveva detto, ora sappiate regnare.”
Il governo legittimo, era fuggito a Stoccarda, e i putschisti goderono per tre giorni di una vittoria molto effimera.  Lo sciopero generale, immediatamente dichiarato fu seguito da bagarres nelle strade.
Cark WilHelm Severing nel 1919
01/06/1875 - 23/07/1952
Sanguinosi combattimenti ebbero luogo nella Ruhr nei dintorni di Wessel. Il generale Luttwitz, il colonnello Erhardt ed il governatore Kapp scapparono in Svezia. I socialisti tra le cui fila militavo, si dichiararono pronti a deporre le armi a patto di alcune concessioni, tra le quali l’epurazione dell’esercito, la socializzazione dell’industria pesante e del carbone; essi siglarono l’accordo di Bieledeld con il ministro Severing, e rientrarono nei ranghi. Ma i comunisti, insoddisfatti, proseguirono una lotta sanguinosa per reprimere la quale il governo di Weimar non esita a prendere accordi con i regimenti orfani di Lutwitz e di Erhardt, i perdenti in fuga. Allorché la rivolta comunista fu repressa, il governo parimenti rifiutò di mantenere le promesse fatte ai socialisti e dichiara che il ministro Severing non aveva l’autorità per siglare un accordo con noi.
E’ a seguito di questo scandalo che io avevo lasciato il Partito Socialista, e come giovane studente in diritto ed in scienze economiche, leader degli studenti della sinistra, capo degli universitari ex combattenti, mi trovai disorientato e scoraggiato dalla tortuosità degli avvenimenti in Germania.
Presso i miei genitori, i giorni si susseguivano simili a se stessi, simili a quelli della mia infanzia. Mio padre era ancora funzionario del tribunale della nostra città, continuava ad andare a messa tutte le domeniche, e a discutere di politica durante il percorso che conduceva dalla chiesa alla nostra casa. Aveva anche scritto una brochure anonima : "La nuova strada: Saggio sul cristianesimo sociale", e quest’opera dominava ancora tutti i suoi pensieri. E poi la casa era sempre più vuota.
Mio fratello maggiore, Paul era entrato nell'ordine dei Benedettini, mio fratello minore Anton era stato pensionato, Gregor , più anziano di me di cinque anni, si era sposato così come mia sorella.
Le prospettive della visita che dovevo fare l’indomani avevano ancora il merito di rompere la monotonia dei giorni, di farmi respirare una boccata di aria pura.
Ci sono cento chilometri tra Deggerdorf e Landshut, prefettura della Bassa Baviera, dove abitava Gregor con la sua giovane moglie. Presi il treno del mattino sotto un chiaro cielo d’autunno mi incamminai a piedi dalla stazione verso la grande strada, dove Gregor aveva la sua farmacia-drogheria, punto di incontro di tutti i notabili della città. Credevo di essere in anticipo, ma mi accorsi che le griglie di ferro della bottega erano chiuse e che un auto di bella presenza stazionava davanti alla casa. Il generale Ludendorff e Hitler, venivano da Monaco, prendendo la strada; essi erano arrivati prima di me.
Salii rapidamente gli scalini e mia cognata mi condusse nella sala da pranzo, dove già erano sistemati i coperti.
Erich von Ludendorff e Adolf Hitler
nel 1923
Le persone erano già presenti, Gregor fece rapidamente le presentazioni. Fui molto impressionato da Ludendorff; il suo viso duro poggiava su un solido doppio mento; il suo sguardo  imboscato  sotto delle sopraccigli curati aveva qualche cosa di pesante e di diretto che incuteva rispetto. Era civile, ma rimaneva generale dalla testa ai piedi e sentivo emanare da lui una potente concentrazione di volontà. L’altro in completo blu marino, si sforzava di tenere un pò di posto sulla sedia, di ripararsi all'ombra del temibile campo delle nostre armate.
Che dire del fisico di Adolf Hilter? Egli era ancora del tutto nuovo. L’uomo aveva trentuno anni , i tratti regolari i baffi a mosca. Il suo viso non era ancora indurito dall’azione feroce del pensiero. Sotto i suoi occhi, le borse  destinate a ingrandirsi in seguito non erano che un accenno; l’espressione stereotipata che mille ritratti avrebbero volgarizzato non prendono ancora il suo vero significato: Hitler era un uomo giovane, come gli altri uomini con colorito pallido, che esprimeva la mancanza di esercizio fisico, l’assenza della vita alla grande aria.

Noi passammo a tavola: l’occhio inquisitore di Ludendorff non mi lasciava. “Vostro fratello mi ha parlato di voi, disse, quanti anni di servizio?”
-          Quattro e mezzo, mio generale, l’arruolato più giovane di Baviera, tre anni soldato semplice e sott’ufficiale e un anno e mezzo sotto luogotenente e luogotenente, dal 2 agosto 1914 al 30 giugno 1919, due volte decorato.
-          Bravo, fece Ludendorff e, lavando il suo bicchiere, dove il calice verde chiaro riposa su un gambo massiccio, voleva brindare con ciascuno di noi. Naturalmente noi rispondemmo al suo gesto, ma nella mano di Hitler vidi con mia grande sorpresa una coppa riempita d’acqua limpida.
-          Il signor Hitler è antialcolico, spiega Gregor con il modo affabile del padrone di casa, è altrimenti anche vegetariano, aggiunge, dando uno sguardo alquanto inquieto a sua moglie.
Il rito viene a compimento. Ma candidamente la cognata senza emozioni lancia questa frase come una sfida:
-          Il signor Hitler non mi darà il dispiacere di rifiutare la mia cucina.
Nei suoi occhi, in tutta la sua attitudine si leggeva la sua antipatia istintiva per l’ospite che gli era stato imposto.
Mai Elsa approvò l’intimità di suo marito con Adolf Hitler. Subì la sua presenza durante gli anni che seguirono senza mai esprimere altrimenti la sua repulsione, senza mai smettere.
Quel giorno Adolf Hitler mangiò quella cucina; non credo che lo abbia più rifatto in seguito.
Ludendorff proseguì con le sue domande.
-          E come fu che voi foste proposto per l’ordine di Max-Joseph?
Questa decorazione, estremamente rara, che la fine della guerra mi onoro di aver ricevuto, mi era stata assegnata a seguito di un fatto d’armi siglato nel libro d’oro del primo reggimento d’artiglieria leggera della Baviera, una truppa d’élite nella quale ero stato fiero d’aver servito. Tutto baldanzoso, pieno d’orgoglio giovanile ed egotismo, raccontai al generale  l’avventura che aveva fatto la gloria della mia famiglia. Ludendorff mi ascoltò con attenzione, tanto che Adolf  Hitler, comprendendo di non essere stato altro che un caporale e di non aver alcun fatto d’armi da raccontare, si rinchiuse in un silenzio ostile.
Interpellato a più riprese da Ludendorff, egli non rispose che con “si, Eccellenza, Perfettamente Eccellenza”, in modo ossequioso e reticente.
Gregor, che anche lui era stato ufficiale, ma che un vincolo molto forte univa già ad Hitler, andava sempre più preoccupandosi. L’armonia della sua colazione rischiava di essere compromessa, I progetti che aveva fondato intorno ad essa minacciavano di crollare. Capo ei vecchi combattenti nazionali della Bassa-Baviera. Gregor aveva fuso in primavera i suoi veterani al movimento nazional-socialista; egli aveva fondato il primo distretto politico del movimento in provincia ed è così che è diventato il primo Gauleitier di Hitler. A questo titolo, nella qualità di padrone di casa, la piega che stava prendendo la discussione non poteva piacere. Con il dono dell’organizzazione che gli era stato proprio, e con l’autorità che può avere in provincia un farmacista, fondata sulle cure e i medicinali, egli era riuscito a convincere e a far confluire alla causa di Hitler i Bavaresi diffidenti e testardi. Poteva questo progetto incagliarsi per colpa di suo fratello?
Passammo nell’ufficio , locale buio ai duri mobili di quercia.
Il suo sigaro alle labbra, il generale,  affondato in una poltrona di pelle, meditava. Hitler, stava fermo;  camminava, testa bassa, ruminava senza dubbio la sua rivincita.
Bruscamente egli mi attacca frontalmente:
-          Non capisco, signor Strasser, come un vecchio ufficiale, della vostra tempra e della vostra lealtà, abbia potuto comandare le centurie rosse, al tempo del putsch di Kapp, nel mese di marzo.
Egli doveva aver appreso la storia da mio fratello e teneva alla fine il suo soggetto
-          Le mie centurie rosse, signor Hitler, sostenevano il governo legale. Non si trattava di ribelli come voi sembrate insinuare, ma belli e buoni patrioti che tentavano di fermare gli uomini di alcuni generali rivoltosi reazionari.
-          No, disse Hitler, preso a poco a poco  da una febbrile agitazione, io non desidero attenermi alla lettera, ma comprendere lo spirito delle scelte: il putsch di Kapp era necessario, benché tentato con dei mezze inefficaci. Egli voleva rovesciare il “governo di Versailles.”
Mai in seguito, ho sentito parlare Hitler di Repubblica di Weimar, ma sempre de “il governo di Versailles”, e diceva queste parole con un disgusto profondo.
La situazione non era più facile. Se mi fossi trovato da solo con Hitler, avrei risposto senza prudenza alcuna e con la veemenza che mi è propria. Ma c’era Ludendorff, il cui ruolo durante questo famoso putsch non era stato del tutto chiaro. Si era trovato a Berlino “Unter den Linden” nel momento stesso in cui entrarono le brigate vittoriose di Erhardt. Uno spettatore solamente? Un complice segreto? Non l’ho mai saputo.
-          I reazionari, feci, hanno abusato di ufficiali patrioti che ignorano la politica. Kapp aveva durante la guerra parteggiato apertamente con Tirpitz, la reazione prussiana, i Junker, l’industria pesante. Thyssen e Krupp. Si trattava ne più ne meno di un colpo di stato.
Ludendorff, che era sembrato distratto, prese allora la mia parte.
-          Ha ragione, quel putsch di Kapp non rispondeva a niente;  un palliativo per gabbare il popolo per poi dispensarsi dall’impiego della forza.
D’un colpo Hitler. Ridivenuto succube e docile in apparenza, lancia un “perfettamente eccellenza” sonoro , poi continua con una voce sorda: “E’ lo scopo del mio movimento . Voglio infiammare il popolo verso l’idea di rivalsa. Solo il popolo e il suo fanatismo totale ci possono consentire di vnincere la prossima guerra.”
Ero indignato da queste concezioni e mi opposi con ardore.
-          Non si tratta di rivincita, ne si tratta di guerra. Il nostro socialismo deve essere “nazionale” per istituire un ordine nuovo in Germania, e non per partire verso una nuova politica di conquiste.
-          Sì, disse Gregor, che ascoltava molto attentamente, alla destra noi prendiamo il nazionalismo, che per sua tara ha sposato il capitalismo, alla sinistra noi prendiamo il socialismo il cui con l’unione con l’internazionalismo è disastrosa. Così formeremo questo socialismo-nazionale, forza motrice di una nuova Germania e di una nuova Europa.
-          E, aggiunsi, la base di questa alleanza dovrà basarsi sulla parola socialismo. Non chiamate il vostro programma Nazionalsocialismo in un'unica parola, signor Hitler? La grammatica tedesca indica che in questo genere di parole composte la prima serve da qualificazione alla seconda che è l’essenza.
Gli citai qualche esempio irrefutabile, la lingua tedesca è ricca di nomi composti di questo genere. Vidi arrossire; sula sua fronte una barra verticale incavava una piega profonda
Alfred Rosemberg
12/01/1893 - 16/10/1946
-          A meno che, insinuai, inorgoglito da questa innocente malizia, che il vostro consigliere, il Signor Rosemberg, con conosce abbastanza il tedesco per apprezzare questa regola?
-          “Abbastanza di sofisma logico”, grida Hitler facendo cadere un pugno sul tavolo, tenta di riprendere il controllo di se e con un sospiro equivoco, molto seriamente, molto teatrale, si rivolge a Gregor:
-          Vostro fratello e un piccolo bruto intellettuale, con il quale avrò difficoltà a intendermi.
Fui testimone allora di una delle sue acrobazie oratorie delle quali Hitler doveva fornire molti esempi nel futuro. Eludendo abilmente la discussione e dove il suo spirito di primario non poteva seguirmi, scansando il soggetto vero, la politica deficitaria si rifugiò nell’antisemitismo.
-          Voi non potete così isolare i concetti, gridò rivolgendosi di nuovo a me; io vi parlo, di realismo, e la realtà è il Giudaismo. Guardate al comunista giudeo che fu Marx,  guardate il capitalismo giudeo che è Rathenau. Tutto il male viene da questa gente. Essi dominano il mondo. Dopo che li ho conosciuti, dopo che li ho compresi, io non posso più incontrare un uomo per strada senza che mi domandi se è giudeo o no. La stampa social-democratica è diretta dai giudei. Sotto la copertura di ideali socialisti. Essi celano sofismi demoniaci. Vogliono distruggere la nazione, livellare le differenze delle razze. I giudei conducono i lavoratori, parlano di emanciparli dal loro destino; in realtà vogliono asservirli per stabilire la dittatura internazionale del giudaismo. E quello che non riusciranno a ottenere con la persuasione lo otterranno con la violenza. La loro organizzazione è impeccabile, hanno degli ausiliari nei nostri ministeri, persino nei posti più elevati, sono assecondati dai loro correligionari in tutti i paesi, sono il fermento della distruzione, portano lo svilimento dell’individuo e dei popoli …
Più l’eloquenza di Hitler si sforzava di essere persuasiva, più il mio spirito critico s’aguzzava. Si fermò per prendere fiato e mi vide sorridere.
-          Voi non li conoscete, Signor Hitler, e, permettetemi di dirvi, li sovrastimate. Il giudeo, consentitemi,  è avanti tutto adattabile. Egli sfrutta le possibilità esistenti, non crea nulla, Si attacca al socialismo, utilizza il capitalismo, sfrutteranno persino il nazional-socialismo, per quel poco che potranno. Si piegano alle circostanze con una flessibilità alla quale non possiamo paragonare che il cinese.  Marx non ha inventato niente. Ha sempre visto nel socialismo tre possibilità. Marx ha studiato la possibilità economica con il buon tedesco Engels, l’italiano Mazzini ha esaminato il lato nazionale e religioso della questione, e Baukonine ha affrontato l’elemento nichilista, dal quale doveva nascere il bolscevismo. Vorrete acconsentire con me che il socialismo non ha per nulla un origine giudaica.
-          Certamente no, acconsente Ludendorff, i vecchi principi economici sono tramontati. La base di un rinnovamento è affidata ad un socialismo nazionale ben compreso che renderà la prosperità al nostro paese.
-          Io, disse Hitler cocciutamente, voglio dare a questo popolo il colpo di frusta che lo raddirizzerà e lo renderà capace di annientare la Francia.
-          Voi mettete dunque l’accento sulla parola nazionalismo: ancora una volta devo dissentire da questa idea. Non approvo certamente il trattato di Versailles, ma l’idea di una guerra contro la Francia mi sembra stupida. Verrà il giorno in cui i nostri due paesi si dovranno alleare per combattere il bolscevismo russo.
Hitler fece un gesto di impazienza.
Franz von Epp
16/10/1868 - 31/12/1946
         Mi venne in mente improvvisamente il terrore rosso di Monaco, allorquando ancora ufficiale, non appena uscii dall’ospedale, fui  assegnato alla formazione del generale Epp per combattere i Bolscevichi di Baviera. Dove si trovava Hitler quel giorno? In quale angolo di Monaco si rintanava il soldato che avrebbe dovuto combattere con noi!
Come se egli avesse potuto leggere i miei pensieri, si avvicina a me e mi batte familiarmente sulle spalle, e fece appello a tutto il suo charme :
-          Che volete, amo ancora preferirei essere appeso ad un patibolo più tosto che essere ministro di Germania per grazia della Francia.
Ludendorff si alza, per prendere congedo , e Hitler lo segue.
-          E bene? Fece mio fratello quando rientrò dopo aver accompagnato i due uomini.
-          Ludendorff mi è piaciuto, dissi, non è un genio, come Condrad von Hotzendorf, il generalissimo misconosciuto delle armate Austro-Ungariche, ma è un uomo. Quanto ad Hitler, io lo trovo troppo servile con il generale, troppo manovratore nella discussione e nell’arte di isolare l’avversario. E’ senza convinzioni politiche: ha l’eloquenza di un retore.
-    Può essere, rispose Gregor,  ha il caporale piantato in corpo. Purtroppo emana qualche cosa da lui, una suggestione alla quale è difficile sottrarsi. Quali belle opere potremmo fare esprimendo le tue idee attraverso la sua bocca e noi ci serviamo per l’azione dell’energia di Ludendorff e della mia capacità di organizzatore.

venerdì 24 agosto 2012

Uno squarcio sul passato ...


Fonte: Nuova descrizione storica e geografica delle due Sicilie, Volume 3, Libro IV, Capitolo IV pag 163. Napoli, 1789

La Nunziata di Marcianise ha di rendita ducati 10mila, che potrebbe essere al doppio, se fosse bene amministrata. Tutte le rendite non si esigono, per aver riguardo a certi debitori. Riceve pochi infermi nell'ospedale che tiene letti per li due sessi, il conservatorio si è distrutto, e gli esposti si mandano a Napoli o a Capua, assai mal custoditi. Spende molto in fabbriche, il che ha dato luogo a molte depredazioni.

Popolazione: 5575, al 1788


Orfani alla ruota:
Anno 1785     
Bambini venuti Morti alla ruota Morti nelle case Viventi che si allevano
09 04 01 04


Anno 1787    
Bambini venuti Morti alla ruota Morti nelle case Viventi che si allevano
04 03 00 01

venerdì 27 luglio 2012

Come si perpetra il genocidio di un popolo al quale è stata sottratta la dignità


Ieri sera siamo stati, insieme a Pino Di Carluccio, Irene Maffini, Novella Vitale, Caterina Maltempo, e altri ad una riunione del Coordinamento Comitato Fuochi. L'appuntamento era alla chiesa di Padre Maurizio al Parco Verde. Da lì ci siamo mossi verso il campo Rom di Cinque Vie a Caivano, previo accordo con i rappresentanti dei Rom. Il nostro arrivo è stato salutato da un forte e nauseabondo odore di bruciato che fuoriusciva da una casa al lato del campo.
L'idea originale era semplicemente di non colpevolizzarli in maniera indiscriminata accusandoli dei roghi di cui essi sono a buon ragione accusati di appiccare.
Si vuol far finta di credere che tra di loro ci sono persone che non vogliono questo scempio umano e magari desiderano che finisca si è anche chiesto loro di firmare la denuncia che si andrà a fare contro le autorità inadempienti a livello delle due province e dei vari comuni, coma già fatto sl campo di Scampia.
Si dice che loro accendono questi roghi per separare le materie plastiche dai fili di rame oppure bruciare i pneumatici, per recuperare il contenuto prezioso in metallo. La provenienza di quegli enormi ammassi di materiale però non è per niente chiara.
Iniziata la discussione durante la quale sono stati trattai vari argomenti e più volte è stato chiesto ai rappresentanti dei Rom di non più consentire la pratica di questo tipo di attività che sta uccidendo loro per primi e tutto il circondario. Ostinatamente essi si negavano anche l'evidenza pur se più volte veniva dimostrato che esistono foto e video che li riprendono durante questa criminale e idiota attività svolta anche e sopratutto dai bambini, magari perché i "padri" sono fuori a cercare altro materiale. Le bugie l'hanno fatta da padrona. Hanno persino affermato che gli incendi sono opera di ignoti che venendo non vista accende rifiuti fuori l'ingresso e intorno al loro campo.
Sembrava di stare in terreno bombardato. Ovunque tracce di incendio. Immagino che sapendo della nostra venuta il campo sia stato anche un po' ripulito. Durante le discussioni tra le quali anche si sottolineava che i rifiuti bruciati non erano di origine solida urbana ma tossica, alle spalle la casa disabitata continuava ad emettere un fumo acre e nauseabondo. Era a ridosso del campo, con varie aperture nel muro di cinta che partivano da esso e che consentivano di portare la dei rifiuti da poter bruciare. Il fumo non smetteva e neanche le negazioni dei rappresentanti ROM al che si è deciso di dare una occhiata a quella casa più da vicino. Alcuni temerari con grande sprezzo dell'incolumità e nonostante l'odore nauseabondo sono entrati e hanno fatto foto e video.
Sono stati chiamati i vigili del fuoco, i carabinieri e la polizia, ma solo i vigili del fuoco sono intervenuti quasi subito. La casa, si dice é sotto sequestro e apparteneva ad un camorrista del Clan Moccia. I sopralluoghi hanno evidenziato che aveva subito modifiche strutturali tali da farla diventare un grosso inceneritore che funziona probabilmente 24 ore su 24. All'esterno del cortile, da una buca, più tosto un foro ad uso camino, usciva il fumo che evidenziala l'infernale attività sottostante. Qualcuno ha affermato che li si stavano bruciando quintali di fili di corrente ed altro, smentendo le affermazioni dei ROM i quali affermavano che ogni tanto bruciavano i rifiuti solidi urbani prodotti nel campo perché il comune non voleva impiantare i cassonetti. Quando Padre Patriciello ha affrontato un giovane ROM dicendogli che con quello lui sarebbe morto certamente, egli ha risposto sarcastico che non gli importava e tanto la vita è una e si nasce e poi si morire. Allora Padre Patriciello ha incalzato e dicendo ma non ti importa di questi bambini e dei tuoi genitori, parenti o altro, lui ha risposto di no. Infine fine Padre  Patriciello gli ha detto e allora muori tu se vuoi morire. Non ponendone più sono intervenuto ho preso anche io la parola dicendo: "C'è modo e modo di morire e così morirai tra atroci sofferenze, secco secco". Intanto i pompieri arrivati non potevano intervenire perché non autorizzati essendo la casa sequestrata.
I carabinieri accampavano la mancanza della volante per cui non potevano intervenire. Alcune ragazze si sono quindi recate al comando per offrire loro un passaggio. E' nato anche un conflitto di attribuzione di territorialità, infine i primi ad accorrere sono stati i Carabinieri di Afragola. E' nel frattempo sono arrivate altre volanti, ma quando è arrivata la polizia ha dato immediatamente il peggio di se esordendo dapprima con "Questa è una manifestazione non autorizzata" poi offendendo Padre Patriciello affermando "Tanto voi del Parco Verde vi ammazzate tra di voi". Per dire che importa che vi ammazzano anche i ROM? Stava per nascere una colluttazione. Una persona dopo aver declinato le sue generalità, era pronto a vendicare l'offesa. Per fortuna la miccia è stata disinnescata se no il poliziotto sarebbe finito all'ospedale. Infine i pompieri hanno detto che il fuoco non poteva essere spento perché troppo in profondità. A questo punto ce ne siamo andati a casa, lasciando altri che non so a che ora se ne sono andati. Altri roghi ci attendono e altri interventi simili, ma la gente ora si è forse svegliata.
Ecco alcuni video che mostrano i primi momenti di questa criminale vicenda.
http://www.youtube.com/watch?v=7Uubb6NEtxQ&feature=share
http://www.youtube.com/watch?v=yry5tsezY78&feature=autoplay&list=UU91siCp5UW50yG7nNwWVxRg&playnext=1
http://www.youtube.com/watch?v=Jc7gRrssSzs&feature=youtu.be
http://www.youtube.com/watch?v=3E1d4MQoVDM&feature=youtu.be
http://www.corriere.it/inchieste/flash/30b1a538-da4b-11e1-aea0-c8fd44fac0da.shtml
http://www.youtube.com/watch?v=RV5lTNMIGf4&feature=youtu.be
http://www.youtube.com/watch?v=GytuMdeuLdU&feature=youtu.be

mercoledì 20 giugno 2012

La casa dell'acqua


La casa dell'acqua di Camigliano

Questo post voleva all'inizio essere la cronistoria del viaggio di una piccola delegazione di attivisti Marcianisani, alla scoperta della Casa dell'acqua di Camigliano, ma visto che tale comune si è rivelato pieno di sorprese aggiungerò in calce anche altre considerazioni. Si ringrazia il mio carissimo amico, Pino Di Carluccio che mi ha accompagnato.
Naturale o frizzante?
Cos'è una Casa dell Acqua? Architettonicamente è una struttura che può essere composta da vari materiali e forme tra quelle che più si adattano al contesto urbano in cui viene impiantata. A cosa la possiamo paragonare? Ad una fontana pubblica con la caratteristica di fornire acqua sia naturale che frizzante.
E' dell' 9 Ottobre 2011 che è in funzione. e occupa il lato sud della Piazza Kennedy. Al nostro arrivo l'abbiamo subito visto. Si tratta di struttura in legno, simile ad un bungalow. Ci siamo avvicinati e immediatamente abbiamo compreso che eravamo arrivati alla meta del nostro viaggio.
Una persona era intenta a inserire spicci di auro per attivare l'erogatore.


Io scelgo acqua frizzante!

Un po' di coraggio, abbiamo chiesto informazioni. La persona con perizia e gentilezza tutta dei piccoli paesi ci ha spiegato come funziona il meccanismo.











Come si usa
Si inseriscono 5 cent per un litro di acqua che sia essa naturale o frizzante. Appositi sostegni consentono di tenete sollevate da terra le bottiglie in attesa di essere riempite. Le operazioni sono semplici e veloci.Si può usare anche una chiavetta ricaricabile. (cliccando sulla foto si ingrandisce e si può leggere il regolamento)











La piccola fila







E' bastata una sosta di pochi minuti e abbiamo visto addirittura il formarsi di una "fila" composta da due persone in attesa.



Sul lato sinistro era affissa una tabella che spiegava le proprietà organolettiche e le analisi compiute sul prodotto finito, su campioni prelevati prima e dopo la filtratura. Mi pare che comunque era già buona a dimostrazione che l'acqua pubblica è già bevibile di per se.
















Anche se i vantaggi sono ben esposti nei link che precedono, li vado ad enumerare a parole mie.

  1. Il costo. Se paragoniamo un pacco d'acqua di 12 litri abbiamo che la stessa quantità viene a costare solo 60 cent, contro il minimo 1 euro, ma che acqua ci beviamo con 1 euro?
  2. L'ecologia. Avrete letto sicuramente dei vari roghi di rifiuti tossici che avvelenano le nostre aree, ma lasciando perdere quelli dichiaratamente tossici che vengono importati dal nord dalla camorra, c'è da domandarsi da cosa è costituito il 40% di rifiuti normali? da plastica ed imballaggi vari e dunque tante tante bottiglie e bottigliette gettate con noncuranza da tutti noi e infine non riciclate a dovere finiscono per trasformarsi in montagne da incendiare quando più aggrada.
  3. I tir e camion vari. Quanto carburante viene bruciato per trasportare da una parte all'altra dell'italia quintali e quintali di inutili bottiglie piene d'acqua. Senza contare che un enorme transito di mezzi su gomma impedisce un serio controllo di quanto da essi trasportato.
  4. La salute. Se anche tutto fosse perfetto tanti sono gli allarmi che accusano il PET di per se anche se non bruciato di essere dannoso a vario titolo per la salute.
  5. La qualità dell'acqua. Immaginiamo che l'acqua di una certa fonte, pronta per essere imbottigliata da una famosa azienda divenisse improvvisamente inquinata! Chi di voi crede che tale azienda non distribuisca più quell'acqua, mettendo tutto a tacere e la salute pubblica a rischio, col rischio di chiudere e non riaprire più i battenti? Sarebbe vittima essa stessa del meccanismo di sfiducia che è stata alla base della sua fortuna. Bastò che per un periodo l'acqua pubblica non fosse potabile che tranne pochi "temerari", nessuno più ne ha bevuto dai rubinetti. Il sistema pubblico di monitoraggio dell'acqua, già di per se molto rigido fornisce vera tutela e garanzia di salubrità dal prodotto. Quello che è successo al Parco Primavera non deve spaventare anzi deve rassicurare che la nostra salute è tutelata da chi controlla che tutto segua le regole.
  6. Il solo costruire la bottiglia consuma molta più acqua ed energia che quella che alla fine trasporterà, secondo il più classico stile consumistico.


In conclusione l'esperienza si è dimostrata molto positiva. La gente è partecipe, ne gode dei vantaggi tutta la collettività. Noi della delegazione auspichiamo che venga imitata al più presto anche dal nostro comune.
E'  da considerarsi come un piccolo passo ma un grande esempio di gestione della città all'insegna della salvaguardia del cittadino e del bene comune. Veniamo a sapere che tale esperienza è già stata copiata da altri due comuni e precisamente Pignataro Maggiore e Giano Vetusto.
Un amico del gruppo Movimenti mi ha in seguito segnalato anche Boscoreale, con caratteristiche anche più innovative come schermi a cristalli liquidi e colonnina wi-fi.

CAMIGLIANO


Si prepara una piazza per la musica
Al nostro arrivo Camigliano fremeva per i preparativi della manifestazione intitolata "Zero in Condotta" .











Ovunque si respirava aria di festa e si attendeva anche un ospite particolarmente interessante: lo scrittore Pino Aprile. era atteso nella sala Europa, presso il comune dove ha tenuto un incontro ed ha presentato il suo ultimo capolavoro  "Giù al sud. Perché i terroni salveranno l'Italia".
Un altro passo e alle spalle del comune troneggiava una colonna con scritto su "Free Wi-Fi zone" .
 Che dire? cosa può far sentire un giovane d'oggi connesso al mondo se non internet? Giusto spingere verso questa direzione e come segnale di modernità dove anche chi non dovesse permetterselo può non sentirsi escluso dalla nuova alfabetizzazione.







La casa della protezione civile
La caserma dei vigili urbani




Veduta del comune e preparativi della festa