OTTO STRASSER
HITLER
ED IO
EDIZIONI BERNARD
GRASSET
Via dei santi Padri,
61
Parigi
Sono state riservate
da questa opera quindici esemplari fuori commercio destinati al Madagascar,
numerati MADAGASCAR I a XV
Tradotto dal francese
nel 2012
Da
De Crescenzo Stefano
Tutti i diritti di
traduzione, di riproduzione e d’adattamento riservati per tutti i paesi,
compreso la Russia
Copyright by Editions Bernard Grasset. 1940
Capitolo
I
Il mio primo incontro
Con Hitler
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Gregor Strasser 31/05/1892 - 30/06/1934 |
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Otto Strasser 10/09/1897 - 27/08/1974 |
Accettai un invito che doveva decidere dell’orientamento di tutta la mia vita,
Qual è il giovane officiale tedesco che messo di fronte alla
prospettiva di conoscere Ludendorff non è tentato? Qual è il giovane che,
nello smarrimento in cui versava il mio paese , non aveva avuto la
minima curiosità di conoscere il personaggio di Hitler, attorno al quale si
aggregava la gioventù, avida di creare un avvenire nuovo?
Per di più che l’appello di mio fratello arrivò in
quell’istante cruciale della mia esistenza dove, dopo aver lasciato i partito
socialista, cercavo la mia via.
Sei mesi prima era esploso a Berlino il famoso Putsch di Kapp durante il quale avevo con velleità difeso la Repubblica di Weimar. Capo
delle tre centurie dei sobborghi di
Berlino, avevo combattuto contro le brigate del
luogotenente-capitano Erhardt e il regimento del generale Luttwitz che
voleva conquistare il potere ed instaurare un governo reazionario.
Militarmente, le nostre forze, che si chiamavano “i rossi” in contrapposizione
al “bianchi” reazionari, erano state battute. Erhardt era entrato da
conquistatore a Berlino attraversando la porta di Brandeburgo, ed aveva la
capitale ai suoi piedi, e si era rivolto a Kapp,
capo civile dell’insurrezione,
vecchio governatore della Prussia orientale: ”Io vi ho messo il piede nella staffa, gli aveva detto, ora sappiate regnare.”
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Wolfgang Kapp 24/07/1858 - 12/07/1922 |
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Hermann Erhardt 29/11/1881 - 27/09/1971 |
Walther von Luttwitz 02/02/1859 - 20/09/1942 |
Il governo legittimo, era fuggito a Stoccarda, e i putschisti
goderono per tre giorni di una vittoria molto effimera. Lo sciopero generale, immediatamente
dichiarato fu seguito da bagarres nelle strade.
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Cark WilHelm Severing nel 1919 01/06/1875 - 23/07/1952 |
E’ a seguito di questo scandalo che io avevo lasciato il
Partito Socialista, e come giovane studente in diritto ed in scienze economiche,
leader degli studenti della sinistra, capo degli universitari ex combattenti,
mi trovai disorientato e scoraggiato dalla tortuosità degli avvenimenti in
Germania.
Presso i miei genitori, i giorni si susseguivano simili a se
stessi, simili a quelli della mia infanzia. Mio padre era ancora funzionario
del tribunale della nostra città, continuava ad andare a messa tutte le
domeniche, e a discutere di politica durante il percorso che conduceva dalla
chiesa alla nostra casa. Aveva anche scritto una brochure anonima : "La nuova
strada: Saggio sul cristianesimo sociale", e quest’opera dominava ancora tutti i
suoi pensieri. E poi la casa era sempre più vuota.
Mio fratello maggiore, Paul era entrato nell'ordine dei
Benedettini, mio fratello minore Anton era stato pensionato, Gregor , più
anziano di me di cinque anni, si era sposato così come mia sorella.
Le prospettive della visita che dovevo fare l’indomani
avevano ancora il merito di rompere la monotonia dei giorni, di farmi respirare
una boccata di aria pura.
Ci sono cento chilometri tra Deggerdorf e Landshut,
prefettura della Bassa Baviera, dove abitava Gregor con la sua giovane moglie.
Presi il treno del mattino sotto un chiaro cielo d’autunno mi incamminai a
piedi dalla stazione verso la grande strada, dove Gregor aveva la sua
farmacia-drogheria, punto di incontro di tutti i notabili della città. Credevo
di essere in anticipo, ma mi accorsi che le griglie di ferro della bottega
erano chiuse e che un auto di bella presenza stazionava davanti alla casa. Il
generale Ludendorff e Hitler, venivano da Monaco, prendendo la strada; essi
erano arrivati prima di me.
Salii rapidamente gli scalini e mia cognata mi condusse
nella sala da pranzo, dove già erano sistemati i coperti.
Erich von Ludendorff e Adolf Hitler nel 1923 |
Le persone erano già presenti, Gregor fece rapidamente le
presentazioni. Fui molto impressionato da Ludendorff; il suo viso duro poggiava
su un solido doppio mento; il suo sguardo
imboscato sotto delle sopraccigli
curati aveva qualche cosa di pesante e di diretto che incuteva rispetto. Era
civile, ma rimaneva generale dalla testa ai piedi e sentivo emanare da lui una
potente concentrazione di volontà. L’altro in completo blu marino, si sforzava
di tenere un pò di posto sulla sedia, di ripararsi all'ombra del temibile campo
delle nostre armate.
Che dire del fisico di Adolf Hilter? Egli era ancora del
tutto nuovo. L’uomo aveva trentuno anni , i tratti regolari i baffi a mosca. Il
suo viso non era ancora indurito dall’azione feroce del pensiero. Sotto i suoi
occhi, le borse destinate a ingrandirsi
in seguito non erano che un accenno; l’espressione stereotipata che mille
ritratti avrebbero volgarizzato non prendono ancora il suo vero significato:
Hitler era un uomo giovane, come gli altri uomini con colorito pallido, che
esprimeva la mancanza di esercizio fisico, l’assenza della vita alla grande
aria.
Noi passammo a tavola: l’occhio inquisitore di Ludendorff
non mi lasciava. “Vostro fratello mi ha parlato di voi, disse, quanti anni di
servizio?”
-
Quattro e mezzo, mio generale, l’arruolato più
giovane di Baviera, tre anni soldato semplice e sott’ufficiale e un anno e
mezzo sotto luogotenente e luogotenente, dal 2 agosto 1914 al 30 giugno 1919,
due volte decorato.
-
Bravo, fece Ludendorff e, lavando il suo
bicchiere, dove il calice verde chiaro riposa su un gambo massiccio, voleva
brindare con ciascuno di noi. Naturalmente noi rispondemmo al suo gesto, ma
nella mano di Hitler vidi con mia grande sorpresa una coppa riempita d’acqua limpida.
-
Il signor Hitler è antialcolico, spiega Gregor
con il modo affabile del padrone di casa, è altrimenti anche vegetariano,
aggiunge, dando uno sguardo alquanto inquieto a sua moglie.
Il rito viene a compimento. Ma candidamente la cognata senza
emozioni lancia questa frase come una sfida:
-
Il signor Hitler non mi darà il dispiacere di
rifiutare la mia cucina.
Nei suoi occhi, in tutta la sua attitudine si leggeva la sua
antipatia istintiva per l’ospite che gli era stato imposto.
Mai Elsa approvò l’intimità di suo marito con Adolf Hitler.
Subì la sua presenza durante gli anni che seguirono senza mai esprimere
altrimenti la sua repulsione, senza mai smettere.
Quel giorno Adolf Hitler mangiò quella cucina; non credo che lo abbia più rifatto in seguito.
Ludendorff proseguì con le sue domande.
-
E come fu che voi foste proposto per l’ordine di
Max-Joseph?
Questa decorazione, estremamente rara, che la fine della
guerra mi onoro di aver ricevuto, mi era stata assegnata a seguito di un fatto
d’armi siglato nel libro d’oro del primo reggimento d’artiglieria leggera della
Baviera, una truppa d’élite nella quale ero stato fiero d’aver servito. Tutto
baldanzoso, pieno d’orgoglio giovanile ed egotismo, raccontai al generale l’avventura che aveva fatto la gloria della
mia famiglia. Ludendorff mi ascoltò con attenzione, tanto che Adolf Hitler, comprendendo di non essere stato
altro che un caporale e di non aver alcun fatto d’armi da raccontare, si
rinchiuse in un silenzio ostile.
Interpellato a più riprese da Ludendorff, egli non rispose
che con “si, Eccellenza, Perfettamente Eccellenza”, in modo ossequioso e
reticente.
Gregor, che anche lui era stato ufficiale, ma che un vincolo
molto forte univa già ad Hitler, andava sempre più preoccupandosi. L’armonia
della sua colazione rischiava di essere compromessa, I progetti che aveva fondato
intorno ad essa minacciavano di crollare. Capo ei vecchi combattenti nazionali
della Bassa-Baviera. Gregor aveva fuso in primavera i suoi veterani al
movimento nazional-socialista; egli aveva fondato il primo distretto politico
del movimento in provincia ed è così che è diventato il primo Gauleitier di
Hitler. A questo titolo, nella qualità di padrone di casa, la piega che stava
prendendo la discussione non poteva piacere. Con il dono dell’organizzazione
che gli era stato proprio, e con l’autorità che può avere in provincia un
farmacista, fondata sulle cure e i medicinali, egli era riuscito a convincere e
a far confluire alla causa di Hitler i Bavaresi diffidenti e testardi. Poteva
questo progetto incagliarsi per colpa di suo fratello?
Passammo nell’ufficio , locale buio ai duri mobili di
quercia.
Il suo sigaro alle labbra, il generale, affondato in una poltrona di pelle, meditava.
Hitler, stava fermo; camminava, testa
bassa, ruminava senza dubbio la sua rivincita.
Bruscamente egli mi attacca frontalmente:
-
Non capisco, signor Strasser, come un vecchio
ufficiale, della vostra tempra e della vostra lealtà, abbia potuto comandare le
centurie rosse, al tempo del putsch di Kapp, nel mese di marzo.
Egli doveva aver appreso la storia da mio fratello e teneva
alla fine il suo soggetto
-
Le mie centurie rosse, signor Hitler,
sostenevano il governo legale. Non si trattava di ribelli come voi sembrate
insinuare, ma belli e buoni patrioti che tentavano di fermare gli uomini di
alcuni generali rivoltosi reazionari.
-
No, disse Hitler, preso a poco a poco da una febbrile agitazione, io non desidero
attenermi alla lettera, ma comprendere lo spirito delle scelte: il putsch di
Kapp era necessario, benché tentato con dei mezze inefficaci. Egli voleva
rovesciare il “governo di Versailles.”
Mai in seguito, ho sentito parlare Hitler di Repubblica di
Weimar, ma sempre de “il governo di Versailles”, e diceva queste parole con un
disgusto profondo.
La situazione non era più facile. Se mi fossi trovato da
solo con Hitler, avrei risposto senza prudenza alcuna e con la veemenza che mi
è propria. Ma c’era Ludendorff, il cui ruolo durante questo famoso putsch non
era stato del tutto chiaro. Si era trovato a Berlino “Unter den Linden” nel
momento stesso in cui entrarono le brigate vittoriose di Erhardt. Uno
spettatore solamente? Un complice segreto? Non l’ho mai saputo.
-
I reazionari, feci, hanno abusato di ufficiali
patrioti che ignorano la politica. Kapp aveva durante la guerra parteggiato
apertamente con Tirpitz, la reazione prussiana, i Junker, l’industria pesante.
Thyssen e Krupp. Si trattava ne più ne meno di un colpo di stato.
Ludendorff, che era sembrato distratto, prese allora la mia
parte.
-
Ha ragione, quel putsch di Kapp non rispondeva a
niente; un palliativo per gabbare il
popolo per poi dispensarsi dall’impiego della forza.
D’un colpo Hitler. Ridivenuto succube e docile in apparenza,
lancia un “perfettamente eccellenza” sonoro , poi continua con una voce sorda:
“E’ lo scopo del mio movimento . Voglio infiammare il popolo verso l’idea di
rivalsa. Solo il popolo e il suo fanatismo totale ci possono consentire di
vnincere la prossima guerra.”
Ero indignato da queste concezioni e mi opposi con ardore.
-
Non si tratta di rivincita, ne si tratta di
guerra. Il nostro socialismo deve essere “nazionale” per istituire un ordine
nuovo in Germania, e non per partire verso una nuova politica di conquiste.
-
Sì, disse Gregor, che ascoltava molto
attentamente, alla destra noi prendiamo il nazionalismo, che per sua tara ha
sposato il capitalismo, alla sinistra noi prendiamo il socialismo il cui con
l’unione con l’internazionalismo è disastrosa. Così formeremo questo socialismo-nazionale,
forza motrice di una nuova Germania e di una nuova Europa.
-
E, aggiunsi, la base di questa alleanza dovrà
basarsi sulla parola socialismo. Non chiamate il vostro programma
Nazionalsocialismo in un'unica parola, signor Hitler? La grammatica tedesca
indica che in questo genere di parole composte la prima serve da qualificazione
alla seconda che è l’essenza.
Gli citai qualche esempio irrefutabile, la lingua tedesca è
ricca di nomi composti di questo genere. Vidi arrossire; sula sua fronte una
barra verticale incavava una piega profonda
Alfred Rosemberg 12/01/1893 - 16/10/1946 |
-
“Abbastanza di sofisma logico”, grida Hitler
facendo cadere un pugno sul tavolo, tenta di riprendere il controllo di se e
con un sospiro equivoco, molto seriamente, molto teatrale, si rivolge a Gregor:
-
Vostro fratello e un piccolo bruto
intellettuale, con il quale avrò difficoltà a intendermi.
Fui testimone allora di una delle sue acrobazie oratorie
delle quali Hitler doveva fornire molti esempi nel futuro. Eludendo abilmente
la discussione e dove il suo spirito di primario non poteva seguirmi, scansando
il soggetto vero, la politica deficitaria si rifugiò nell’antisemitismo.
-
Voi non potete così isolare i concetti, gridò
rivolgendosi di nuovo a me; io vi parlo, di realismo, e la realtà è il
Giudaismo. Guardate al comunista giudeo che fu Marx, guardate il capitalismo giudeo che è
Rathenau. Tutto il male viene da questa gente. Essi dominano il mondo. Dopo che
li ho conosciuti, dopo che li ho compresi, io non posso più incontrare un uomo
per strada senza che mi domandi se è giudeo o no. La stampa social-democratica
è diretta dai giudei. Sotto la copertura di ideali socialisti. Essi celano sofismi
demoniaci. Vogliono distruggere la nazione, livellare le differenze delle
razze. I giudei conducono i lavoratori, parlano di emanciparli dal loro destino;
in realtà vogliono asservirli per stabilire la dittatura internazionale del
giudaismo. E quello che non riusciranno a ottenere con la persuasione lo otterranno
con la violenza. La loro organizzazione è impeccabile, hanno degli ausiliari
nei nostri ministeri, persino nei posti più elevati, sono assecondati dai loro
correligionari in tutti i paesi, sono il fermento della distruzione, portano lo
svilimento dell’individuo e dei popoli …
Più l’eloquenza di Hitler si sforzava di essere persuasiva,
più il mio spirito critico s’aguzzava. Si fermò per prendere fiato e mi vide
sorridere.
-
Voi non li conoscete, Signor Hitler, e,
permettetemi di dirvi, li sovrastimate. Il giudeo, consentitemi, è avanti tutto adattabile. Egli sfrutta le
possibilità esistenti, non crea nulla, Si attacca al socialismo, utilizza il
capitalismo, sfrutteranno persino il nazional-socialismo, per quel poco che
potranno. Si piegano alle circostanze con una flessibilità alla quale non
possiamo paragonare che il cinese. Marx
non ha inventato niente. Ha sempre visto nel socialismo tre possibilità. Marx
ha studiato la possibilità economica con il buon tedesco Engels, l’italiano
Mazzini ha esaminato il lato nazionale e religioso della questione, e Baukonine
ha affrontato l’elemento nichilista, dal quale doveva nascere il bolscevismo.
Vorrete acconsentire con me che il socialismo non ha per nulla un origine
giudaica.
-
Certamente no, acconsente Ludendorff, i vecchi
principi economici sono tramontati. La base di un rinnovamento è affidata ad un
socialismo nazionale ben compreso che renderà la prosperità al nostro paese.
-
Io, disse Hitler cocciutamente, voglio dare a
questo popolo il colpo di frusta che lo raddirizzerà e lo renderà capace di
annientare la Francia.
-
Voi mettete dunque l’accento sulla parola
nazionalismo: ancora una volta devo dissentire da questa idea. Non approvo
certamente il trattato di Versailles, ma l’idea di una guerra contro la Francia
mi sembra stupida. Verrà il giorno in cui i nostri due paesi si dovranno
alleare per combattere il bolscevismo russo.
Hitler fece un gesto di impazienza.
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Franz von Epp 16/10/1868 - 31/12/1946 |
Come se egli avesse potuto leggere i miei pensieri, si
avvicina a me e mi batte familiarmente sulle spalle, e fece appello a tutto il
suo charme :
-
Che volete, amo ancora preferirei essere appeso
ad un patibolo più tosto che essere ministro di Germania per grazia della
Francia.
Ludendorff si alza, per prendere congedo , e Hitler lo
segue.
-
E bene? Fece mio fratello quando rientrò dopo
aver accompagnato i due uomini.
-
Ludendorff mi è piaciuto, dissi, non è un genio,
come Condrad von Hotzendorf, il generalissimo misconosciuto delle armate
Austro-Ungariche, ma è un uomo. Quanto ad Hitler, io lo trovo troppo servile
con il generale, troppo manovratore nella discussione e nell’arte di isolare
l’avversario. E’ senza convinzioni politiche: ha l’eloquenza di un retore.
- Può essere, rispose Gregor, ha il caporale piantato in corpo. Purtroppo
emana qualche cosa da lui, una suggestione alla quale è difficile sottrarsi.
Quali belle opere potremmo fare esprimendo le tue idee attraverso la sua bocca
e noi ci serviamo per l’azione dell’energia di Ludendorff e della mia capacità
di organizzatore.