venerdì 16 dicembre 2011

Vincenzo Ventriglia detto "Verticillo"

Cari amici, vi voglio parlare di un personaggio che non è di Marcianise, ma e nato invece a Curti. Si tratta di un bandito che ha avuto molta influenza nella storia del nostro paese e del mondo in generale.
 Ma trasportiamo la nostra mente al tempo della guerra tra francesi ed impero. In quel tempo abbiamo già conosciuto le gesta di Pompeo Farina, che parteggiava con gli imperiali.
Vincenzo Ventriglia,  soprannominato il Verticillo,  per la sua rapidità dei movimenti a somiglianza di quel pezzetto di terra tondo che usavano le donne di porre nel fuso acciò ruotasse più velocemente, che si chiamava appunto verticillo. Si dette alla “campagna” da giovanissimo, dopo aver commesso un omicidio, ben presto si impose per la sua destrezza, astuzia e capacità organizzativa fino a diventare il capo di una nutrita schiera di banditi, si dice almeno 500. Viene descritto come “picciolo di persona, di color nericcio, ma tinto alquanto di pallidezza, di occhi vivaci, astutissimo e velocissimo di piede, dotato di incredibile ardire, poco lontano dalla pazzia”.
Imperversava impunemente per le zone che andavano da Capua, tra le montagne intorno Caiazzo,  fino a Telese e dintorni, Sant’Agata dei Goti e Nola, bazzicava molto per il monte Taburno. Si sentiva al sicuro e si accampava nei sobborghi delle città, prediligendo i macelli non disdegnando neanche Marcianise e gli altri comuni vicini. Era stato condannato dalla Vicaria di Napoli che gli aveva messo una cospicua taglia sulla testa.
Philibert de Chalon(Principe d'Orange)
Al sopraggiungere dei francesi egli come tutti i malviventi di ogni tempo trovò nella guerra una maggiore occasione di arricchimento e divenne altrettanto nocivo tanto ai paesani che agli spagnoli e francesi. Spesso infatti si impadroniva delle vettovaglie destinate agli eserciti in guerra. A coglierne il potenziale fu il Capitano  Fabrizio Maramaldo, che abbiamo già conosciuto come il mentore del nostro Pompeo Farina. Lo presentò dunque all’Orange, Viceré spagnolo che condonò tutto il male compiuti fino a quel momento purché servisse nella presente guerra. La situazione stava deteriorando per gli imperiali anche perché avevano dissanguato le casse e non avevano più di che pagare gli stipendi per assoldare nuovi combattenti. I Francesi erano sbarcati in forze, 60.000 uomini armati di tutto punto e avevano preso subito quasi tutto il meglio del regno e cinto d’assedio Napoli. Immaginiamo di portarci indietro nel tempo e di salire su un pallone aerostatico per vedere la scena dall’alto. Il grosso del campo francese posto tra Marcianise e Maddaloni. Capua e la provincia si era data subito ai Francesi. Particolare degno di nota a partire da Marcianise e Maddaloni giù per Casoria  fino a Napoli tutte le piante sono state tagliate per impedire manovre nascoste del nemico spagnolo, alle spalle del campo francese spiccano le paludi formate del fiume Clanio, che fornivano acqua e protezione agli assedianti e loro armenti  mentre intorno a Napoli a cadenza regolare tutto l’apparato per un assedio. La città era circondata senza viveri e altro, pronta a cedere. Il primo incarico dato al Verticillo fu la “grassa” ovvero l’approvvigionamento.
Egli profondo conoscitore di tutte le strade nascoste dette prova della sua astuzia rivolgendo le sue attenzioni alle zone dell’alto Matese, ricche di bestiame, formaggi e quant’altro ben di Dio. La sua banda al completo si getto su quei montanari pacifici e lontani dallo strepitio della guerra e razziò tutto quanto poteva poi passando per vie secondarie, seguendo itinerari nascosti allo sguardo delle sentinelle francesi, attraversarono il fiume Volturno sul ponte di Triflisco, passando poi per i colli di Marano,  condusse i vettovagliamenti più vicino possibile alla città. Al momento gusto ingaggiò battaglia personalmente contro i francesi  a scopo diversivo, presso gli Steccati di Navarro, mentre i suoi introdussero in città i vettovagliamenti dove furono accolti con ovazioni. Ammontavano a qualche centinaio di Buoi e svariati formaggi. Divenne intimo del duca d’Orange alla cui tavola sedeva spesso, discorrendo degli andamenti e strategie della guerra.
Odet de Foix (Visconte di Lautrec)
Altra impresa degna di nota fu quando tolse a Valentino Simonelli le bufale che egli come commissario di Lautrec teneva radunate presso la Rocca di Mondragone, e stava per fare lo stesso a Errico Cormile, ma non riuscì. Si può dire che di tanti furti solo questo non andò a segno. La sua strada era sempre sulle montagne essendo in pianura tagliati tutti gli alberi, da Caivano e Casoria, fin al campo Francese. A ponte Carbonara e a Ponte Grumo vi erano molte vacche usate come riserva di cibo dai Francesi egli le catturò, uccidendo alcuni francesi che erano giunti in soccorso ai guardiani. Fu molte volte vestito alla francese dentro il campo e rubando quello che poteva.
Grazie a lui Napoli riuscì a resistere all’assedio e quando finalmente venne Luglio, con le fontane rotte,  la cattiva aria delle paludi, che stagnavano dietro l’esercito francese e la mancanza di igiene favorirono la peste. Inoltre in quell’acqua Verticillo versava molto grano guasto, che i cavalli francesi bevendo presto ne morivano. Dunque il Generale Lautrec ritirò l’assedio. Il 9 Agosto 1528 arrivò la notizia della rinuncia dell’assedio in Capua. I pochi Francesi rimasti si ritirarono in Aversa ma gli imperiali li tallonarono continuamente fino alla completa disfatta. Anche Lautrec morì di peste il 15 agosto.
 Quando il 28 Agosto gli imperiali uscirono da Napoli e vennero sotto le mura di Capua questa si preparò alla battaglia per difendere le vettovaglie Francesi ivi stipate ma vista la soverchia del numero dei nemici e visto anche il gran numero di notabili Capuani nelle file imperiali schierati intorno alle sue mura, tra i quali Pompeo Farina, i suoi difensori decisero di aprire le porte della città. I Capitani Maramaldo e i fratelli De Capua si comportarono col nemico vinto e i loro simpatizzanti con estrema crudeltà mentre il Verticillo, alzando l’alabarda al cielo, gridando “Sono il Verticillo!” attirava molti verso di se e li guidava in salvo.
Il Verticillo fu premiato con una onorata carica di Capitano Generale contro i Banditi del Regno, da lui ardentemente pretesa, ma poiché si era insuperbito da tale carica, e per la sua intimità col Viceré, un giorno in pubblica udienza diede una guanciata al neo governatore di Capua, Giannotto De Colle, che era un nobile spagnolo, il quale dopo alcuni giorni, in gran segreto, impacchetto tutti i suoi averi e li spedì a Roma poi, col medesimo segreto, affittò un calesse e si diresse verso tale citta, intanto la sera, prima di partire, lo fece ammazzare a colpi di pugnale e lo tenne appeso alla finestra del suo palazzo, la stessa che sporge sopra al seggio dell’Antignano, oggi stanze del palazzo dei signori di Capua, dei duchi di san Cipriano dove egli risiedeva e lasciatolo li se ne partì per Roma e dopo per la Spagna.
Dal punto di vista strategico una considerazione sul Regno di Napoli va fatta. Ci sono stati di facile conquista e di difficile mantenimento, possiamo dire che il Regno di Napoli e classificabile tra questi. Nei tempi scorsi il governo perennemente debole e privo di consensi in queste terra, usava la malavita come quinta colonna contro gli invasori, poi uccideva i suoi benefattori. Questo è sempre stato vero dal Verticillo fino a Fra Diavolo,  durante la repubblica Napoletana, morto impiccato. Un cambio di azione c’è stato durante la conquista piemontese, quando alla malavita è stata data la possibilità di farsi stato alla luce del sole e ancora oggi lo stato da molto alla malavita per mantenere l’ordine costituito. L’Italia come stato moderno e costruzione artificiale è forse il primo esempio di “Stato Duale” della storia.

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