lunedì 23 aprile 2018

Ogni lapide ha la sua storia

Si sa che il nostro paese ha dei piccoli pezzi di storia incastonati nelle mura delle sue antiche case. Questi reperti furono spesso presi dagli antichi monumenti di origine romana, molti dall'anfiteatro campano molti dai vari templi che costellavano la nostra provincia e che per esempio da uno di essi, il tempio di Marte, pare il nostro paese ha avuto il suo nome, passando per l'antica chiesa di San Martino, poi eretta nel 1523 in collegiata, oggi più conosciuta con il nome di San Michele Arcangelo.
Di questi spostamenti di pietre da un luogo all'altro esiste una discreta letteratura, qui e nella fattispecie nel libro intitolato Ragguaglio delle Ville, e luoghi, di Donato Pratillo, pubblicato nel 1737 a Napoli troviamo la storia di una lapide intitolata dagli antichi al Vesuvio.
Leggiamo che essi ritenevano che a causa della fertilità derivante dalla caduta delle ceneri durante le eruzioni, esso non fosse malvagio ma che in esso abitasse una divinità. Dovendo quindi dare un nome a tale divinità, la scelta cadde su Giove. Fu quindi dedicata una lapide che ha questa forma
JOVI
VESUVIO
SAC
D   D
Questa iscrizione, è divisa in due blocchi di marmo e la prima parte è incastonata nel muro della biblioteca vescovile ma la seconda parte, che contiene solo le ultime due lettere del secondo verso e l'ultima del quarto è nella contrada di Marcianise chiamata la croce.

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